La strega di Portobello by Paulo Coelho

La strega di Portobello by Paulo Coelho

autore:Paulo Coelho [Coelho, Paulo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un mio vecchio normalmente diceva. "Impariamo un 25 percento col

maestro, del 25 percento ascoltando, un 25 percento con gli amici e

l'altro 25 col tempo." Nella prima riunione in casa di Athena, nella quale ella pretendeva finire la classe interrotta nel teatro, tutti impararono

con…no so.

C'insegnava nella piccola sala del suo appartamento, con suo figlio. Vidi

che il posto era completamente bianco, vuoto, salvo per un mobile sul

che c'erano un riproduttore ed un mucchio di CD.

Mi rimpianse la presenza dal bambino che doveva annoiarsi con la

conferenza; sperava che seguisse nel momento nel quale aveva

fermato, ordini attraverso parole. Ma ella aveva altri piani; ci spiegò che andava a mettere musica proveniente dalla Liberia, e semplicemente

dovevamo ascoltare.

Nient'altro.

Io non sono capace di arrivare a nessun posto attraverso la

meditazione-disse -. Vedo quella gente seduta con gli occhi chiusi, un

sorriso nelle labbra, i suoi visi seri, la posizione arrogante, concentrata in assolutamente niente, convinta che sta in contatto con Dio o con la

Dea. Per lo meno, ascolteremo insieme musica.

Orta volta, quella sensazione di malessere, come se Athena non

sapesse esattamente quello che faceva. Ma quasi tutti gli attori di teatro stavano lì, perfino il direttore che ha ispezionato il campo nemico

secondo Andrea.

La musica finì.

Questa volta, ballate ad un ritmo che non abbia niente, assolutamente

Sono le cinque del pomeriggio

di un giorno

assolato e bruciante,

una leggera brezza spira

da nord ovest. Il

gruppetto di ragazzi arriva alla

spicciolata sulla Sheik Khazadzien

Beach, un paio di chilometri

a sud della città di Gaza, alle

spalle sono ben visibili le rovine

di due condomini sbriciolati

dalle bombe dell’operazione

“Piombo fuso” del 2009. Oggi

per loro è un “mercoledì da leoni”.

Arrivano in spiaggia dopo

aver lavorato un’intera giornata

- chi fa il muratore e oggi è disoccupato,

chi lavora in un forno,

chi fa il facchino al mercato, chi

va ancora a scuola - perché questi

i ragazzi, i ragazzi del Surf

Club di Gaza, potranno finalmente

provare le nuove tavole

da surf rimaste bloccate per due

anni al check point di Erez. Bloccate

perché le tavole non erano

né nella lista delle merci autorizzate

a passare - la Striscia è sempre

sotto embargo israeliano -

né nella black list di quelle vietate

delle autorità militari. Insomma

uno stallo che sembrava senza

soluzione. «Ne sono arrivate

22 ed eccole qui nelle mani dei

nostri ragazzi», spiega Al Hindi

Mansour fondatore del Club nel

capanno sulla spiaggia bianca

che è il punto di raccolta dei surfisti

della zona.

Certo la spiaggia di Gaza non

è quella di Malibu, né sul mare si

alzano barre da due-tre metri come

davanti Big Sur in California,

ma la voglia di cavalcare le onde

la si vede negli occhi di Mahmud,

Omar, Yussef, i ragazzi più grandi

e più bravi del Surf Club. L’acqua

non sembra troppo sporca,

anche se ogni giorno vengono

scaricati sessanta milioni di litri

di liquami non filtrati perché i

depuratori non funzionano, ma

non importa se l’acqua è piena di

colibatteri perché surfare non è

uno sport, surfare è una fede. Nei

quasi 365 chilometri quadrati di

Gaza vivono un milione e seicentomila

palestinesi, i tre quarti

per mettere assieme il pranzo

con la cena dipendono dagli aiuti

alimentari internazionali, c’è

l’assedio, le infrastrutture sono

distrutte, la disoccupazione supera

il 50% e Hamas è qui a imporre

con manganello e kalashnikov

la sua visione del mondo

in stile iraniano. «Quelle onde

che vede sono la nostra via di



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